Giulia Livilla (figlia di Germanico)

Giulia Livilla (in latino Iulia Livilla; Lesbo, 18Pandateria, 41) è stata una nobildonna romana, appartenente alla dinastia giulio-claudia.

Busto di Giulia Livilla

Biografia modifica

Sesterzio di Caligola raffigurante al rovescio le sorelle, Agrippina, Drusilla e Giulia

Giulia Livilla nacque da Germanico Giulio Cesare e da Agrippina maggiore; solo un anno dopo la sua nascita, però, il padre morì inaspettatamente. L'educazione di Giulia venne curata quindi dalla madre, dall'imperatore Tiberio e dalle nonne Livia Drusilla e Antonia minore. È nota alle fonti antiche semplicemente come "Iulia", essendo possibile che il nome "Livilla", scelto in onore della zia omonima, sia stato rimosso a seguito della damnatio memoriae che la colpì.

Giulia venne promessa a un suo distante parente, Publio Quintilio Varo il Giovane, figlio di quel Publio Quintilio Varo che venne sconfitto nella battaglia della Foresta di Teutoburgo (9) e di Claudia Pulcra, nipote di Ottavia minore, la sorella di Augusto; nel 27, però, Varo venne accusato di maiestas e il matrimonio sfumò.

Giulia sposò nel 33 Marco Vinicio, la cui famiglia veniva da fuori Roma ed era di rango equestre: figlio e nipote di consoli, Vinicio divenne console nel 30 e proconsole d'Asia nel 38/39. Stando a un'iscrizione, Giulia accompagnò il marito in Asia.[1]

Durante i primi anni di regno del fratello Caligola, Giulia e le sue due sorelle maggiori, Agrippina minore e Drusilla, ricevettero onori e privilegi: oltre a essere equiparate alle vergini vestali, potendo quindi assistere ai giochi allo stadio, i loro nomi erano inclusi nei giuramenti di fedeltà all'imperatore e le loro effigi rappresentate sulle monete.[2] Svetonio racconta di una vita dissoluta, con sospetti di rapporti incestuosi col fratello.[3]

Nel 39 partecipò a una congiura, forse organizzata da Agrippina, volta a spodestare Caligola e a sostituirlo con il cognato Marco Emilio Lepido, vedovo di Drusilla e amante di Giulia e Agrippina, ma la congiura venne sventata. Giulia e Agrippina furono esiliate con la minaccia del fratello: "Non ho solo delle isole, ma anche delle spade!" (Svetonio, Vite dei dodici Cesari).

Nel 41, morto Caligola, assassinato in una congiura capeggiata da Cassio Cherea, Livilla e la sorella furono richiamate a Roma dal nuovo imperatore, il loro zio Claudio. Tuttavia, Livilla dovette scontrarsi con la gelosia dell'imperatrice Messalina, che la fece nuovamente esiliare accusandola di adulterio con Lucio Anneo Seneca. Venne probabilmente inviata a Pandateria (moderna Ventotene), ma nel tardo 41 o all'inizio del 42 lo zio ne ordinò la morte, forse per inedia.

Dopo qualche tempo, probabilmente quando Agrippina divenne imperatrice, i resti di Giulia vennero portati a Roma, conservati nel Mausoleo di Augusto.[4]

Ascendenza modifica

GenitoriNonniBisnonniTrisnonni
Tiberio Claudio NeroneDruso Claudio Nerone 
 
 
Druso maggiore 
Livia DrusillaMarco Livio Druso Claudiano 
 
Alfidia 
Germanico Giulio Cesare 
Marco AntonioMarco Antonio Cretico 
 
Giulia 
Antonia minore 
Ottavia minoreGaio Ottavio 
 
Azia maggiore 
Giulia Livilla 
Lucio Vipsanio Agrippa 
 
 
Marco Vipsanio Agrippa 
 
 
 
Agrippina maggiore 
AugustoGaio Ottavio 
 
Azia maggiore 
Giulia maggiore 
ScriboniaLucio Scribonio Libone 
 
Cornelia Silla 
 

Note modifica

  1. ^ Raepsaet-Charlier, p. 380.
  2. ^ Svetonio, Vita Caligulae, xv.3; Barrett, Agrippina, pp. 52-53.
  3. ^ Svetonio, Vita Caligulae, xxiv.
  4. ^ Barrett, p. 82.

Bibliografia modifica

Fonti antiche
Fonti moderne
  • Groag, E., A. Stein e L. Petersen (a cura di), Prosopographia Imperii Romani saeculi I, II et III, Berlino, 1933-.
  • Raepsaet-Charlier, M.-Th., Prosopographie des femmes de l'ordre sénatorial (Ier-IIe siècles), 2 vol., Louvain, 1987, p. 633 e segg.
  • Barrett, Anthony A., Agrippina: Sex, Power and Politics in the Early Roman Empire, Yale University Press, New Haven, 1996.

Altri progetti modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN4040150085880315060005 · GND (DE1136939938